Il nuovo libro di Giorgio Bernard su Roberto Tancredi

Ecco, ci sono dei libri nelle collane editoriali che richiedono un cambiamento, che segnano nuove fasi dove qualcosa si perde e qualcos’altro, di nuovo, si ricava. È il caso, fin dal corredo grafico, di Come un’onda che si tuffa sullo scoglio. La vera storia di Roberto Tancredi, portiere della Juventus, in uscita il 25 marzo prossimo. Un tuffo che aveva bisogno di rompere i recinti e ogni delimitazione di pagina. Uno slancio che aveva bisogno del bianco per esaltare il movimento, il guanto, il tuffo, la parata. Niente più gabbie, opportunamente lontana la rete che il portiere difende.

L’autore è Giorgio Bernard (classe 1972, nato a Milano e livornese di adozione), la collana è AcquaRagia, il libro è curato dall’Associazione Qulture per Felici Editore e ci racconta dei risvolti umani dell’atleta – salito alla ribalta tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento – sullo sfondo delle vicende sportive accadute nel corso della sua parabola professionale.

Il resto lo spiega la bandella che ho dedicata al libro: “Un violento acquazzone estivo. Un villeggiante e il figlio che cercano riparo in un bar. In un angolo dell’esercizio una bacheca piena di foto e ricordi e poi un barista, che è Roberto Tancredi, portiere della Juventus degli anni Settanta. Inizia, così, il racconto di una vita, trama fitta di passaggi tra il suo passato e il suo presente: dall’arrivo a Torino, ancora ragazzo, alla gavetta nelle serie minori; dalla volata scudetto contro il Cagliari di Gigi Riva all’ultima, combattuta, edizione della Coppa delle Fiere disputata contro Barcellona, Twente e Leeds.

Cinquant’anni di partite narrati con caparbia passione da un uomo coraggioso e di talento, eppure una persona come tutti noi: esperienze ed emozioni spese tra vittorie, sconfitte e ingiustizie, tra campo e tribuna dirigenti, incrociando il cammino dei più conosciuti personaggi del mondo del calcio. E dunque Sivori, Cruijff, Zoff; Boniperti, Charlton, Moggi e Donadoni; e ancora Picchi, Anconetani, Chiellini, Herrera, Allegri e Protti sempre raccontati con stile coinvolto, come seguendo un unico filo conduttore, una sola irrefrenabile pulsione che rasenta la follia: quella di giocare e continuare a farlo, costi quel che costi.

Ché non importa quanto amareggiati o entusiasti, determinati o arrendevoli, vecchi o giovani si possa sembrare; giocare è l’unica cosa che conta davvero: perché farlo significa continuare a esistere, e la vita è tutto quel che resta da poter mettere in gioco”.

Buona lettura!

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